Per dieci minuti: con Chiara Gamberale fuori dalla comfort zone
Sapete cos’è la “zona di
comfort”? E’ il luogo virtuale (ma spesso anche fisicamente reale) che ci fa
stare bene, che ci fa sentire al sicuro e protetti, dove tutto procede come
deve procedere, senza intoppi, senza imprevisti o seccature. Siamo nella zona
di comfort quando facciamo sempre la stessa strada per andare al lavoro,
frequentiamo le stesse persone e non abbiamo alcuna voglia di conoscerne di
nuove, ripetiamo gli stessi gesti tutti i giorni alla stessa ora da anni,
torniamo nello stesso posto delle vacanze, facciamo acquisti negli stessi
negozi, mettiamo sempre gli stessi vestiti abbinati precisamente nello stesso
modo. E’ la zona del già visto, del già detto, del già fatto. Della creatività
zero. Della fantasia ai minimi termini. Dell’avventura “anche no, grazie”.
Dell’esperimento negato. Siamo esseri naturalmente
restii al cambiamento, votati al conservatorismo, all’immutabilità delle cose.
Poi arriva un giorno, per tutti, in cui la vita ti sbatte fuori dalla zona di
comfort a pedate nel di dietro. Può succedere di perdere il lavoro. Può
capitare che un matrimonio salti per aria. Può accadere di dover cambiare casa.
Oppure possono avvenire tutte queste tre cose insieme, come succede a Chiara G.,
la protagonista dell’ultimo libro di Chiara Gamberale, la sua alter ego. La prima reazione quando
veniamo fatti accomodare forzatamente fuori dalla nostra “tana”, è quella di
volerci rientrare con tutte le nostre forze. Il primo sentimento è la
sofferenza: rimpiangiamo il passato, facciamo il confronto fra il prima (lo
stato desiderabile) e l’ora (lo stato detestabile) e ci sentiamo terribilmente
sfortunati. Invece di allargare le braccia al cambiamento, gli giriamo le
spalle: noi nell’immobilità stiamo benissimo, perché non può essere tutto come
prima? Chiara prova invece ad
affrontare l’uragano che si è abbattuto sulla sua esistenza, uscendo ogni
giorno, volontariamente, fuori dalla zona di comfort, per dieci minuti. Facendo
tutti i giorni, per un mese, una cosa nuova per almeno 600 secondi cronometrati:
piccola, come mettersi uno smalto dal colore improbabile; insensata, come
camminare all’indietro per le vie di Roma; impegnativa, come accogliere una
persona nella propria quotidianità; profonda, come chiedere a propria madre come
stia, ascoltando davvero la risposta; divertente, come ballare l’hip-hop. E al termine di ciascuno dei
pacchetti di dieci minuti, Chiara emerge un po’ diversa dalla Chiara del giorno
prima, dalla Chiara dei dieci minuti del giorno prima. I blocchi si sciolgono,
le paure svaniscono, le risposte emergono dalle paludi della mente, fino
all’happy end finale che non ti aspetti, ma che a pensarci è perfetto per la
nuova Chiara e ti riempie di fiducioso ottimismo. E’ un libro sincero,
gustoso, molto divertente e questo è il periodo perfetto per leggerlo, perché
il gioco dei dieci minuti comincia il 3 dicembre e termina il 3 gennaio, in una
sorta di fusione fra calendario dell’avvento letterario e conto alla rovescia
mentre l’anno rotola via. E poi ti lascia addosso una gran voglia di provare a
giocare anche tu, di cimentarti nei tuoi micro tuffi fuori dalla zona di
comfort e vedere cosa succede.
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