martedì 23 aprile 2013

Sii bella e stai zitta: una filosofa riflette sul perché l'Italia di oggi offende le donne


"Questo libro è un atto di resistenza. Di fronte alle offese e alle umiliazioni che subiscono oggi le donne in Italia, in quanto filosofa, ho sentito il dovere di abbandonare la torre d’avorio in cui si trincerano spesso gli intellettuali per spiegare le dinamiche di oppressione che imprigionano la donna italiana. Lo scopo è semplice: si tratta di dare a tutte coloro che lo desiderano gli strumenti critici necessari per rifiutare la sudditanza al potere maschile (...). La filosofia è un'arma efficace e potente, l'unico strumento capace di aiutare le donne a riappropriarsi della propria vita e non permettere più a nessuno di umiliarle o azzittirle"



L'azienda per cui lavoro ha circa 1000 dipendenti. Le donne con qualifica di quadro o dirigente si contano letteralmente sulle dita di una mano. Il mio precedente capo si lamentava con me perché non indossavo la gonna e si vantava di scegliere solo le belle, "tanto le retribuiamo come le brutte". Queste e altre raffinate battute sono state il pane quotidiano che ho mangiato per oltre dieci anni, fino al giorno della sua pensione. Nonostante la sua dipartita, lo spirito grossolano aleggia ancora nei corridoi e non c'è riunione in cui le mie povere orecchie non siano allietate da cotanto senso dell'umorismo. Per tacere delle proposte ricevute di prestazioni extra orario, gentilmente respinte al mittente, che hanno congelato qualunque mia crescita lavorativa, ma almeno mi hanno permesso di preservare la dignità e anche un posto di lavoro, vista la fine pessima di alcune colleghe meno sagge. Quotidianamente accendo la TV e mi convinco che ho la cellulite, sono una grassona e per giunta fuori moda, non solo per il modo di vestire ma soprattutto per quello di pensare. Sfoglio i giornali e tremo di fronte al dilagare dell’aggressività maschile: donne infastidite, picchiate, umiliate, violentate, uccise, soprattutto fra le pareti domestiche, soprattutto da chi dovrebbe amarle (padri, fratelli, amici, fidanzati, mariti), un fenomeno che hanno chiamato "femminicidio" perché colpisce le donne in quanto donne, ed è perpetrato dagli uomini in quanto uomini.


Tutta questa premessa per farvi comprendere lo stato d'animo con cui mi sono accostata al libro della giovane filosofa Michela Marzano, "Sii bella e stai zitta".
Avevo un bisogno interiore di confrontarmi sull'argomento "la questione femminile oggi". Sono nata negli anni'70, praticamente nel periodo in cui tutte le conquiste femminili si stavano compiendo: legge sul divorzio (1970), riforma del diritto di famiglia (1975), legalizzazione dell'interruzione volontaria di gravidanza (1978), abolizione del delitto d'onore e del matrimonio riparatore (1981). Pertanto, diventata donna, credevo non ci fosse più niente o quasi di cui discutere su questo argomento. Ma mi sbagliavo. Michela Marzano nel 1998 ha fatto le valigie e da allora vive in Francia, paese che ha molto da insegnarci in tema di diritti femminili e civili in senso lato. Posso quindi capire perfettamente lo sguardo sbigottito dell'autrice sulla nostra televisione, dove il corpo femminile serve a tutto e la mente a niente; o la sua reazione di fronte ai comportamenti da vecchi satiri di una certa classe politica; o come debba sentirsi sconfortata quando, con ossessiva ciclicità, ripartono le crociate contro la legge 194; o il senso di impotenza di fronte agli episodi di femminicidio sempre più frequenti. In noi italiane, che viviamo immerse in questa realtà, che fin da piccole riceviamo un'educazione sessista, che abbiamo pochi modelli di donna diversi da quelli veicolati dalla televisione e dalla pubblicità, prevale invece una sorta di assefuazione, una stanca rassegnazione, che non ti permette un'indignazione profonda. Michela Marzano tenta con il suo libro di risvegliare la lettrice da questa specie di sonno, vuole stimolarla ad abbandonare l'afasia, ad opporsi a tutto un sistema che nella nostra nazione cerca di ridimensionare le donne, di polverizzare le conquiste e l'emancipazione femminile, di zittirci una volta per tutte, di rimporre un modello patriarcale che è parte, purtroppo, della nostra cultura.

Questo libro offre tantissimi spunti di riflessione. Si parla di maternità e di interruzione di gravidanza, di amore e di sessualità, di carriera e di autostima, di adolescenza e di vecchiaia, di chirurgia estetica e di anoressia, di violenza fisica e di offese verbali. Ogni capitolo circoscrive un argomento, lo inquadra e ne fa un'analisi lucida e impeccabile, aprendo la mente del lettore e stimolandolo a guardare la problematica come fosse un poliedro dalle molteplici sfaccettature. Pur essendo l'autrice una filosofa, il linguaggio è piano, accessibile, diretto. Si ha l'impressione di una bella conversazione con una persona che ha molto letto (e i numerosi riferimenti bibliografici lo confermano) e lungamente meditato sulla questione, arrivando a considerazioni (più che conclusioni), non banali, che ora sono sulla carta, offerte a chiunque sia pronto a mettersi in discussione. Un libro scritto per le donne ma da regalare e diffondere fra i nostri uomini, perché si interroghino, perché riflettano sul ruolo e sul modello distorto che è stato loro imposto, perché escano dalle logiche di prepotenza, perché accettino e accolgano l'autonomia e la libertà delle donne come un bene prezioso, fonte di reciproca felicità.