domenica 15 dicembre 2013
Per dieci minuti: con Chiara Gamberale fuori dalla comfort zone
domenica 8 dicembre 2013
Oriana: una donna (raccontata con amore)
Il titolo del libro è perfetto. Nessun’altra parola avrebbe potuto sintetizzare con altrettanta efficacia la persona che fu Oriana Fallaci. Nessun aggettivo avrebbe potuto esservi accostato. Una donna. Punto. L’autrice della biografia si chiama Cristina De Stefano. Immagino la grande fatica, l’impegno, la ricerca che queste pagine debbono esserle costate. Perché raccontare Oriana Fallaci è difficilissimo nonché molto pericoloso. Io non mi azzarderò a farlo. Finirei per scivolare nell’encomio solenne, nella santificazione tardiva e un po’ anche nel ridicolo. Cose che invece non riguardano l’autrice del testo. Nei ringraziamenti finali, Cristina De Stefano sostiene di non avere molti tratti in comune con Oriana. Prendo per vere le sue parole, ma di certo la diversità non le ha impedito di provare per lei un affetto profondo. Ovunque, fra le pagine, si respira il suo amore per Oriana. Me lo immagino crescere a poco a poco, fra la rilettura dei suoi libri o la scoperta dei suoi appunti o il racconto di chi l’ha conosciuta. Un affetto che si fa più grande là dove Oriana si fa piccola, fragile, indifesa o incanalata verso l’errore. Quando si va ad impelagare in storie d’amore senza speranza. Quando soffre per la perduta maternità. Quando litiga furiosamente per un nonnulla. Quando è la peggiore nemica di se stessa. Quando è, appunto, una donna. Questa biografia ha due grandi pregi. Il primo è quello di restituirci un ritratto completo di Oriana. Di solito, quando si legge qualcosa su di lei, manca sempre un pezzo. Qui al contrario ci sono le mille donne che Oriana ha saputo racchiudere in sé: staffetta della Resistenza, figlia, sorella, giornalista, inviata di guerra, scrittrice, intervistatrice, donna innamorata, mamma interrotta, amica, viaggiatrice. L’altro grande merito che questo volume ha, è quello di ripercorrere tutta la bibliografia di Oriana. Leggendo queste pagine, comprendi che non puoi capire i libri di Oriana Fallaci se li sganci dalle sue vicende personali, perché dalla sua vita nascono e maturano. Non c’è una sola riga scritta da Oriana che non sia stata ispirata da Oriana stessa, dalle sue incredibili esperienze: un giro del mondo alla scoperta della condizione femminile, la frequentazione con i divi di Hollywood prima e gli astronauti in rotta verso la luna poi, i fronti di guerra che la vedono in prima linea come un soldato, le interviste con i potenti della terra, la sua vita privata segnata da grandi dolori. Ecco perché trovo che leggere la storia di Oriana sia fondamentale per avvicinarsi o tornare ai suoi testi: ce li dischiude, ci dà chiavi di interpretazione nuove, ce li fa rivivere con uno sguardo diverso e più profondo. Da ultimo, nel libro troverete un inserto di una ventina di foto, piacevolissimo da sfogliare e davvero emozionante. Oriana Fallaci era molto bella, con i suoi sguardi obliqui e intensi, con i sorrisi che la illuminavano tutta. Una donna di una bellezza totale, fuori e dentro, che questa biografia ricompone con rispetto e delicatezza, come un omaggio dovuto a lei, che in vita fu molto stimata, assai criticata, forse invidiata, ma molto poco amata e capita.
lunedì 2 dicembre 2013
Cose incomprensibili: digressione sui talent e le resse natalizie
Nel paese dove il talento è una
delle ultime cose grazie alle quali spunti un lavoro, il talent show, invece,
va alla grande. Sai cantare, fare una torta, muoverti sulle punte (o credi di
saperlo fare)? C’è di sicuro una giuria di gente famosa (e non necessariamente “talentuosa”,
ché altrimenti invece di stare lì a guardarti avrebbero di meglio da fare…) che
aspetta di portare alla luce l’artista che sonnecchia in te.
Dopo anni di cantanti, ballerini
e artisti circensi, è la volta (finalmente) degli aspiranti scrittori. Come mai
non ci avevate pensato prima, cari autori di format? Pensavate forse che gli
italiani fossero un popolo di ignorantoni, cui bastassero le canzonette e una
nuova ricetta per gli spaghetti?
Giammai! Gli Italiani scrivono.
Non leggono o leggono pochino, ma scrivono: tutti. Il famoso “romanzo nel
cassetto” non è una leggenda metropolitana, esiste, solo che adesso si è trasferito
nell’hardisk del portatile e grazie all’auto pubblicazione è anche abbastanza semplice
portarlo alla ribalta, senza aspettare che siano i posteri a scoprirlo.
Quindi adesso ci sono 100.000
copie in cerca di un autore. E’ questo il premio che attende il vincitore del
talent “Masterpiece”, l’agognata pubblicazione con una blasonata casa editrice.
La cosa più buffa di questo
talent – che detto per inciso è anche piuttosto guardabile e con spunti
interessanti- è la collocazione. Lo hanno piazzato su RaiTre, la rete della
roba culturale. Ma siccome o non ci credevano fino in fondo o pensavano che il pubblico
potenziale fosse fatto di nottambuli sfigati che non hanno né di meglio da fare
la domenica sera né un lavoro per cui alzarsi il lunedì mattina, lo hanno
schiaffato in seconda serata. Bah!
Nobile scopo quello di donare un
libro, ma un libro lasciato a raccogliere polvere su uno scaffale o utilizzato
come oggetto di arredamento, è la cosa più triste che esista. Il libro ne
soffre, si intristisce, diventa giallo e brutto. E’ come un cucciolo non
voluto. Quindi, per favore, non regalate libri se non siete più che certi che
chi lo riceve lo amerà e si perderà fra quelle pagine. Non regalate l’ultimo
successo di chiccessia, se non avete mai letto una riga di quell’autore, se non
avete la più pallida idea di cosa ci sia oltre quella bellissima copertina,
anche se ha una fascetta con dichiarazioni entusiaste della milionesima ristampa;
anzi, soprattutto se ha una fascetta.
Regalate un libro a chi possiede una tessera della biblioteca, a chi vi parla dei suoi autori preferiti con gli occhi illuminati, a chi ha il comodino inondato di volumi e una serie di arretrati da smaltire, a chi nel libro cerca compagnia, domande o affermazioni, vie di fuga dalla realtà. Per tutti gli altri, lasciate perdere. E lo dico da amante dei libri, che ne regala pochissimi, solo a persone accuratamente scelte e con un'unica eccezione: i bambini.
A loro i libri vanno sempre regalati: anche se giocano solo con il nintendo DS, si fanno srotorale il cervello dalla Tv e hanno i neuroni imbevuti dalla pubblicità. Proprio a loro i libri vanno donati, proposti, offerti, non come alternativa ai giocattoli ma come bellissimi giochi essi stessi.
Se c’è una speranza per il futuro dei libri, se vogliamo che il vincitore del talent di cui sopra abbia non solo 100.000 copie, ma anche e soprattutto 100.000 lettori, sotto l’albero dei bimbi DOBBIAMO assolutamente far spuntare dei libri.
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