“Questa è un'arte che mi diverte. C'è un alone di stregoneria in tutta la cucina; la scelta degli ingredienti, il modo in cui vengono mescolati, grattugiati, sciolti, le infusioni e come si insaporiscono, le ricette prese da vecchi libri, gli utensili tradizionali (…), le spezie e gli aromi che perdono la loro raffinatezza e lasciano il posto ad una magia più primitiva e sensuale. E' quella specie di fugacità di tutto questo ciò che mi delizia: tanta cura amorevole, tanta abilità ed esperienza riposte in un piacere che dura solo un momento, e che pochi apprezzeranno davvero.”
Oggi si festeggia Martedì Grasso ed è proprio in questo giorno, di un anno imprecisato, che la misteriosa Vianne Rocher e la figlioletta Anouk, sospinte dal vento di Carnevale, giungono alle porte di Lansquenet, minuscolo paesino di benpensanti adagiato sulle rive del fiume Tannes. E' l'inizio della storia di “Chocolat”, il libro più celebre di Joanne Harris. Madre e figlia si confondono fra i colori dei coriandoli. Caldi profumi intridono l'aria degli ultimi istanti di festa. Ancora poche ore perché la folla si dilegui, le maschere cadano e inizi il tempo di Quaresima, stagione di astinenza e digiuno.
Vianne, che al mistero della fede oppone quello ben più terreno della magia, decisa a mettere radici dopo un lungo peregrinare per il mondo, apre una Chocolaterie Artisanale, un luogo capace di diffondere tentazioni con la sua vetrina e i suoi aromi. Il curato del paese, Francis Reynaud, fiuta, mescolato al profumo sensuale del cioccolato, l'odore del pericolo, racchiuso in una donna non allineata e orgogliosamente libera. La diserzione della messa da parte di Vianne e il negozio sempre aperto, anche la domenica, appaiono come vere e proprie sfide all'autorità ecclesiastica e scatenano l'indignazione di Reynaud, che dal pulpito tuona la sua condanna. Ma Vianne non si lascerà intimorire e continuerà a sfornare profumate delizie risvegliando, oltre all'acquolina, anche gli animi degli abitanti di Lansquenet. In breve il negozio diverrà un luogo di incontro, di amicizia e di rottura con il passato per molti degli indimenticabili personaggi del libro: il solitario maestro in pensione Guillaume Duplessis; il suo cane malato Charly; l'anziana anticonformista Armande Voizin; l'infelice Josephine Muscat; il timido e balbuziente Luc Clairmont; lo spirito libero Roux.
“Chocolat” è un libro gradevolissimo e un'ottima compagnia per le sere d'inverno: è impossibile non essere rapiti dall'aria di intimità e di confidenza della chocolaterie di Vianne, non sentirsi anche noi suoi avventori. Dalle pagine salgono gustosi gli aromi, perché tutto qui ha un profumo: le persone, i luoghi, gli oggetti, oltre, naturalmente, al cioccolato, simbolo per antonomasia di tutti i piaceri della vita, delle tentazioni dolci e innocue. Vianne ci autorizza ad essere golosi e quindi vivi e felici. Ci insegna a celebrare la vita tutta intera, le sue gioie, il suo fluire ma anche la sua fine. Perché questo libro, inaspettatamente, affronta un tema scomodo, quello della dignità del fine vita. E lo fa sospendendo ogni giudizio, in maniera delicata, poetica perfino, con un colpo si scena indimenticabile, che dona alla trama un retrogusto amaro, lo stesso che a volte resta in bocca subito dopo avere gustato un cioccolatino.
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